martedì 24 aprile 2012

Seguono altri due articoli ottimi sul tema.
Alla vigilia della  67° ricorrenza della Liberazione sarebbe opportuno ripensare a come ci siamo consegnati ai nuovi totalitarismi della Ue, dell'euro, della finanza delle banche percorrendo una strada lastricata di buone intenzioni ma che finiva all'inferno. Un grazie a tutti i partiti che hanno reso possibile questa Italia del 2012 i cui abitanti vedono solo nel suicidio la vera liberazione. Grazie a tutti coloro che hanno acclamato, sposorizzato, gioito alla svendita della nostra sovranità nazionale.
Barbara

Debito pubblico Italia: l'abbiamo già pagato, conti alla mano

Togliere il pane di bocca ai nostri figli, per restituire un debito che è già stato ripagato. Non dobbiamo nulla a nessuno, a ben pensarci.

Scusate la lunga assenza. Torno, e scopro subito questo bel conticino sul sito finanziario cobraf. Molto interessante: dati alla mano (e gli ultimi disponibili risalgono al 2007) dimostra che l'Italia ha già ampiamente pagato il proprio debito. Così spiega GZ:

Ho finalmente trovato i numeri e uno studio che mostra che nel caso dell'Italia il debito pubblico attuale di circa 1.950 miliardi (2011) è pari alla somma cumulata di tutti gli interessi, cioè il debito è dovuto agli interessi, il problema del debito è solo che da 30 anni ci si pagano sopra interessi reali pazzeschi.

La tabella si ferma al 2007 con un valore del debito pubblico totale di 1.663.353 e un valore totale degli interessi pagati dal 1990 al 2007 di 1.605.543. Le due cifre sono identiche nel 2007 e se aggiorni i dati vedi che pagando circa 50 miliardi l'anno di interessi (ma quest'anno saranno 70 miliardi di euro) il totale del debito pubblico, che è di circa 1.950 miliardi di euro è esattamente pari agli interessi pagati.

Qualcuno potrà obiettare che è ovvio che su un debito si paghino interessi. Ma io immagino di andare a chiedere un mutuo decennale per 100 mila
euro, con una rata di 1000 euro al mese, e interessi pari a 12 mila euro l'anno. Al termine dei dieci anni, avrò logicamente tutti interi i 100 mila euro ancora da restituire. Qualcun altro obieetterà "Ehh, ma 12 mila euro di interessi l'anno non è possibile, sarebbe una rapina!"

Infatti, con gli interessi sul debito pubblico italiano pare che sia proprio questo il punto. Continuando così non lo ripagheremo mai, anche se fra altri vent'anni avremo già restituito il doppio.

Ancora convinti che è giusto togliere il pane di bocca ai nostri figli, perché "I debiti si pagano"?



Debora Billi su Crisis


La piaga del debito pubblico: una questione di interessi...

Ehi tu; sì, ce l'ho con te, italiano. Cos'è, ti lamenti? Ce l'hai con questo Governo perchè ti sta strozzando? Ma non lo sai che ti stiamo "salvando"? Non ti vergogni neanche un pò? Hai fatto la cicala all'insegna del bengodi per una vita; ora che ti si presenta il conto, che fai, piangi?
Basta piagnucolare! Adesso ti raddrizzo la schiena con quattro calci nel sedere, ti metto a pane e acqua fin quando mi pare; e me ne frego se i tuoi figli non hanno di che campare: che emigrino pure come hanno fatto i loro trisavoli.
Dobbiamo contenere il debito pubblico, abbassare lo spread, accontentare il Fondo Monetario Internazionale, la Bce e tutti gli investitori internazionali. Diversamente facciamo la fine della Grecia!


Se vi compiace, questo è il sunto di ogni discorso del nostro stimatissimo ed autorevolissimo premier Mario Monti.

Come ben sapete, gira che ti rigira, la ferita sanguinante del nostro Paese è sempre il suo mastodontico debito pubblico. Sapete altrettanto bene quali sono le cause comunemente accettate come origine del debito:

spesa sociale fuori controllo
evasione fiscale diffusa
bassa crescita economica
mancanza di competitività
corruzione politica diffusa

In effetti si tratta di fenomeni facilmente riscontrabili da ognuno di noi. E proprio per questo motivo siamo tutti portati a riconoscerli come unica ragione del disastro verso cui stiamo andando incontro.

E' quindi su questi temi che si incentra l'attenzione mediatica; ed è sempre su questi temi che si appoggia l'operato di 
questo singolare Governo di non-eletti.

Quello che non si considera mai nella questione del debito pubblico è il "cui prodest", a chi conviene. Perchè se da un lato ci siamo noi italiani con una mole enorme di denaro preso in prestito, dall'altra ci sono dei soggetti che incassano costantemente una rendita dovuta all'utile degli interessi sul nostro debito.

Manco a dirlo, chi letteralmente "pasce" sulle angustie dei nostri conti pubblici è il settore bancario e finanziario globale.
Come ben sapete sono essenzialmente i colossi bancari ad acquistare i  nostri titoli di Stato, finanziando le nostre casse. E come av vvhhete potuto vedere, dipende dai loro "umori" il rendimento che questi titoli pagano ai loro acquirenti. Il celebre Spread Btp-Bund è stabilito dal mercato: e chi fa il mercato...? Semplice no!?
Ovviamente al banchiere Monti non interessa approfondire la questione.

Fin qui la cosa è banale, direte voi. Ed in effetti lo è. Ben più interessante è incrociare queste considerazioni con la tabella qui sotto, trovata in questo interessantissimo articolo.
Si tratta di uno studio che rileva come il debito pubblico attuale di circa 1.950 miliardi (2011) sia pari alla somma cumulata di tutti gli interessi. Cioè che il problema del debito è dovuto a 30 anni di interessi reali pazzeschi.




La tabella si ferma al 2007 con un valore del debito pubblico totale di 1.663.353 miliardi e un valore totale degli interessi pagati dal 1990 al 2007 di 1.605.543. Le due cifre sono identiche nel 2007, e se si aggiornano i dati, si vede che pagando circa 50 miliardi l'anno di interessi (ma quest'anno saranno 70 miliardi di euro) il totale del debito pubblico, che è di circa 1.950 miliardi di euro, è esattamente pari agli interessi pagati.


Come potete vedere si tratta di una manna enorme per i famelici appetiti della finanza. E poichè non c'è mai fine e limite alla loro voracità, recentemente la Bce ha "donato" moneta fresca alle banche all'1% di interesse; e con questi soldini cosa ci fanno? Mica li prestano ai cittadini? Noooo, quello è un rischio troppo grosso; meglio comprare i titoli di Stato, cioè il debito pubblico: rende intorno al 5% ed è garantito dal sangue dei contribuenti.


Ma è sempre stato così? La risposta è no.
Fino al 1981 il deficit dello Stato poteva essere finanziato con emissione di moneta da parte della banca centrale: dal 1975 la Banca d’Italia era obbligata a sottoscrivere i titoli di Stato rimasti invenduti durante le aste. Vera e propria svolta nella storia del debito pubblico italiano, nel 1981, per iniziativa dell’allora ministro del tesoro Beniamino Andreatta (in stretta collaborazione con il Governatore Ciampi), il divorzio fra banca centrale e tesoro sancì la fine del finanziamento obbligatorio del debito tramite emissione di moneta: la Banca d’Italia avrebbe potuto sottoscrivere o meno i titoli di Stato a sua discrezione.


Ovviamente il prezzo da pagare era la dipendenza del finanziamento del debito pubblico dal settore privato.
Con buona pace della norma costituzionale secondo la quale il potere appartiene al popolo, fu messa nelle mani del "mercato", cioè di un gruppo ristretto di banche, la possibilità di generare una crisi finanziaria di dimensioni nazionali rifiutando di finanziare il debito della collettività.


A riprova di ciò, è utile osservare questa tabella che illustra bene la corsa costante ed irrefrenabile del debito pubblico italiano negli anni.




Se si osserva l'aumento del rapporto deficit/Pil dal 1990 al 2010, si denota un aumento del 24.30%. Ma se si osserva nella prima tabella il dato relativo al Pil, si nota che nello stesso periodo la ricchezza prodotta dal sistema Italia è più che raddoppiato.
Questo dimostra che non c'è crescita che tenga: il debito pubblico è inestinguibile. Gli interessi sul debito sono un moltiplicatore inarrestabile. Ma soprattutto una rendita a tempo indeterminato per le banche e la finanza. Rendita che grava sulle spalle dei cittadini, chiamati a rispondere con le loro tasche ed il loro lavoro a questo continuo prelievo forzoso.


Il nostro "irreprensibile" presidente Monti è un garante dell'imperiturità di questo meccanismo infernale. Ed è in nome della tutela di questo scempio che ha il coraggio di spronarci a fare sacrifici...
La cosa più triste è che sembrano quasi tutti convinti che sia necessario. E allora quasi quasi ce lo meritiamo...


Stay tuned



Peppe Meola su Le mie considerazioni inutili


I conti della serva
24 aprile 2012
di Moreno Corelli

In molti si stanno convincendo “finalmente” che l’Euro è stata la sciagura più clamorosa dell’ultimo ventennio. Come però scrissi qualche anno fa, non è importante soltanto uscire alla svelta dall’Euro e tornare alla Lira, ma rivalutare l’intero panorama economico sia bancario che privato, altrimenti non serve a niente. Si rischierebbe un bagno di sangue. Ovvero, tutto ciò che paghiamo deve subire una flessione del 70%. Esempio benzina a 0,60 centesimi e non 2 Euro , il che vorrebbe dire 1.160 Lire al litro. Oppure un mutuo che oggi ci costa 850 Euro deve costare 255 Euro, quindi 495.000 Lire. Tutto ciò di contro deve seguire un rinforzo negli stipendi del 70%. Esempio, uno stipendio di 800 Euro odierni dovrà essere di 2 Milioni e mezzo di Lire e tempo 12 mesi il paese si rimetterà in piedi e ricomincerà a camminare creando nuovamente lavoro e autonomia.

Se vogliamo uscire da questo tunnel si deve assolutamente fare questo ragionamento, altrimenti qualsiasi altra ricerca di soluzione porterà solo benzina sul fuoco. Attualmente i governi stanno esclusivamente cercando di salvare il LORO PATRIMONIO personale e la loro posizione di privilegio e non il paese, è talmente evidente che non serve nemmeno evidenziarlo. Non dobbiamo pensare che fermarsi significhi a tutti i costi soccombere. Riflettiamo un attimo sul fatto che esistono gare che si vincono con l’astuzia e l’insieme di forze unite per lo stesso scopo, non propriamente con la potenza o la testardaggine di pochi “corridori”. La 24 ore di Le Mans è una gara automobilistica che viene vinta da chi, pur facendo un sacco di soste mirate, sfrutta l’unione di tutto il team e non di un solo concorrente.


Se ci fermiamo un attimo e guardiamo indietro dagli specchietti retrovisori, vediamo che non 100 anni fa ma tra gli anni 70 e 80 riuscivamo a correre bene, quanto meno benino, poi abbiamo cominciato a perdere pezzi di carrozzeria e poi un pezzo del motore e via dicendo. 20 anni fa gli stipendi erano tali da poterci permettere un muto o un affitto adeguato alle circostanze, ci potevamo permettere di pagare le bollette e perché no, anche di andare in vacanza senza dover portare al Monte dei Pegni mutande e calzini. Pertanto è “solo” questo che andrebbe fatto. Un gesto di “onore” da parte dei politicanti attuali sarebbe quello di togliersi di mezzo restituendo quanto hanno “prelevato” in più dalle casse ITALICHE. Un altro gesto “onorevole” sarebbe il mea culpa dei banchieri che dovrebbero andarsene in vacanza lasciando nuovamente il posto allo Stato. La nazionalizzazione del sistema bancario è un atto dovuto al popolo, poiché non per fare i nostalgici ma quando sulle banconote vi era scritto: REPVBBLICA ITALIANA, era un altro vivere.


Qualcuno dirà: ma poi come facciamo ad essere competitivi a livello internazionale? Non è difficile rispondere ma ci si dilungherebbe molto. Le lavatrici duravano 3 generazioni, pesavano come una cassaforte Francese e costavano veramente poco. I pastifici esportavano in tutto il mondo, il grano Italiano era stratosferico e aveva un mercato. Oggi non lo compra più nessuno perché il mercato ci “obbliga” ad acquistare il “grano impoverito” come l’uranio proveniente dai paesi dell’Est o chissà da dove. Era il sistema di lavorare con serietà e l’utilizzo di materie prime eccellenti che faceva la nostra forza. Oggi le fabbriche Italiane sono fallite oppure sono salpate in paesi più “vantaggiosi”. Ma secondo voi com’era 20 anni fa quando un Marco Tedesco valeva 1.200 Lire? Morivamo di fame allora oppure oggi? Quando una Sterlina valeva oltre 3.000 delle vecchie Lire, non arrivavamo a fine mese allora oppure oggi? La Lira secondo gli “ESPERTONI” di macro economia non valeva una ceppa e quindi era “NECESSARIAMENTE OBBLIGATORIO” entrare nell’Euro, ma le aziende da tutte le parti del mondo investivano da noi allora oppure oggi? La LAMBORGHINI e la DUCATI erano grandi marchi Italiani allora oppure oggi che sono stati acquistati dal gruppo VOLKSWAGEN al prezzo delle patate? Le Pugliesi isole Tremiti erano in vendita allora oppure oggi? Raccontarci che si può fare altro e continuare a prenderci in giro non serve a nulla. I tempi per risanare sono strettissimi, e se si vuole continuare a predare una nazione chiunque lo fa sappia che del grande ossobuco al sugo che era questo paese, il sugo è sparito da decenni e l’osso è stato interamente grattugiato negli ultimi tempi. Come disse Robert E.Lembke, Giornalista tedesco : “ Sono in molti a tirar fuori i soldi dalle tasche del prossimo. Coloro che lo fanno con le mani, si chiamano borsaioli”.


Moreno Corelli su Reset Italia



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